Le giuste motivazione di uno sciopero
Anche ieri l’ennesima conferma che Cisl e Uil svolgono il ruolo di supporter a quanti, governo e Confindustria, attaccano lo sciopero di domani, indetto dalla Cgil, contro una manovra iniqua, classista e a detta di molti economisti, anche inutile sul versante della riduzione del debito pubblico.
Bonanni che si arroga il merito di aver cancellato l’accorpamento delle festività civili, dice che lo sciopero fa perdere solo soldi ai lavoratori. Gli fa eco il segretario provinciale della Cisl Pomini accusando la Cgil di fare lo sciopero preventivo tutti i coro per attaccare la Cgil rea di mettere in campo lo sciopero in un momento in cui, anche Napolitano, chiama alla concordia nazionale.
Un coro stonato, il quale dimentica che lo sciopero, non è solo uno di lotta sindacale e di partecipazione democratica dei lavoratori alle scelte del paeseInoltre io credo che oggi siano tanti, giusti e sacrosanti i motivi per cui è giusto scioperare.Questa manovra non è solo un operazione economica per “tranquillizzare i mercati” ma, nella logica della shock economy, viene utilizzata per cambiare radicalmente il sistema paese spazzando via diritti, culture, esistenze per fare spazio ad un liberismo ancora più esasperato.
L’articolo 8 della manovra sui licenziamenti, approvato in commissione, è un altro tassello che si aggiunge a questo disegno conservatore che sul piano politico richiede una democrazie ridotta a marketing elettorale, mentre sul piano economico, vede i poteri forti sempre più concentrati nei circoli finanziari internazionali i quali dettano le regole anche ai vari governi in carica.
Se anche il cardinal Bertone arriva a sostenere che il diritto al lavoro non può dipendere dai mercati e io ritengo, nemmeno da compromessi sindacali, significa che i pericoli per una deriva reazionaria ci sono e sono reali .
Questo governo, ormai in continua fibrillazione chiede, che a pagare il conto di questa crisi del neoliberismo, siano i lavoratori ed il sistema di Stato sociale costruito con le lotte del novecento. Infatti la manovra, anziché mettere in campo norme antispeculative, con l’articolo 8, straccia le regole che danno dignità e forza contrattuali al lavoro.
Davanti allo spettacolo deprimente offerto dal palazzo in questi mesi lo sciopero della Cgil può offrire uno sbocco alla rabbia ed alla protesta sociale solo se riesce a collegarsi con le richiesta politiche che salgono dai vari movimenti presenti sul territorio a partire dalle speranze emerse dai referendum sui beni comuni del giugno scorso.
Ma la Cgil deve anche dire chiaramente cosa intende fare dell’accordo del 28 giugno, specialmente dopo le dichiarazione positive di Bonanni ed Angeletti, rispetto al contestatissimo articolo 8 della manovra finanziaria. Non credo possa più continuare a ritenere valido quel pessimo accordo che nei fatti ha dato il via libera a Sacconi e al suo tentativo di massacrare il lavoro.
Domani molti saranno in piazza anche contro l’accordo di giugno e per contestare le politiche della Provincia che sulle questioni fondamentali non si distanzia molto dalle scelte delle altre regioni.
Ezio Casagranda
5 settembre 2011