La “vera” storia di Alcoa

Un amico ci ha inviato questo interessante articolo riguardante la ricostruzione della presenza politico/economica di Alcoa in Italia e nel mondo.  Una storia interessante, non riportata dai ma$$ media nazionali e che apre grandi interrogativi sul ruolo dei governi, dei partiti e degli stessi sindacati.
La redazione.
Questa è la mente operativa dietro all’Alcoa. La stessa azienda che l’11 settembre 1973 diede il via al golpe in Cile.

di Sergio Di Cori Modigliani
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Lasciamo perdere le commemorazioni e le piatte rimembranze retoriche e passiamo subito al sodo che ci interessa, oggi e a casa nostra. Parliamo dunque dell’Alcoa e di Portovesme in Sardegna. Di conseguenza, parliamo di scelte strategiche militari e di investimenti di speculazione finanziaria sui derivati nelle commodities del settore minerario. 
Quella che si sta combattendo in Sardegna è guerra vera, ma non lo dicono. Quando parlo di “guerra vera” intendo dire carri armati, bombardieri, ecc.
E di un flusso di cassa permanente di soldi per la criminalità organizzata. Una brevissima pausa tanto per ricordare quel martedì atroce dell’11 settembre.
Non quello delle torri gemelle nel 2001.
Bensì quello del 1973, quando la Alcoa, la Enron, la ITT e la Citicorp diedero il via definitivo ai fascisti cileni per impossessarsi del potere in Sudamerica con la violenza. Avevano bisogno del controllo economico e finanziario di tutta la produzione estrattiva delle miniere di rame in Cile, del controllo della produzione di alluminio, carbone e zinco nella zona tra Il Cile, il Perù, l’Uruguay e il Paraguay. Fu quella la ragione e il motivo.
39 anni dopo la Alcoa sta di nuovo in prima fila nella gestione del riassestamento strategico delle sue aziende.
L’ufficio operativo marketing europeo nacque e si costituì a Milano, nel 1967, e da lì, grazie all’appoggio dei ceti più  conservatori della politica italiana, iniziarono a tessere le fila per il golpe in Sudamerica nei primi anni’70, come tonnllate di documenti hanno ampiamente provato da decenni.
Ho ritenuto opportuno, oggi, quindi, spiegare chi sia la Alcoa.
Chi la dirige, chi la gestisce. Chi c’è dietro.
Per comprendere che non si tratta di una “normale” battaglia sindacale.
Si tratta del nuovo scenario dell’oligarchia finanziaria planetaria da applicare all’Azienda Italia  per affossare definitivamente il paese.
Dietro l’Alcoa c’è la Citicorp che ne gestisce la finanza in un fondo creativo il cui management operativo è affidato al nucleo di Black Rock Investment, garantito da Royal Bank of Scotland e amministrato, in ultima istanza, dal quartiere generale di Goldman Sachs (è tutta robbetta ricavata da files pubblici gentilmente offerti nel 2010 e nel 2011 dalla ditta wikileaks di Julian Assange) che in questo 2012 sovrintendono, gestiscono e stabiliscono gli investimenti produttivi nel settore energetico nel pianeta.
Ecuador, Bolivia, Uruguay, Islanda, Australia, Spagna, Italia.
Queste sono le nazioni “strategicamente” più interessanti per Alcoa negli ultimi 10 anni.
Queste sono le nazioni nelle quali, nell’ultimo triennio, Alcoa ha avuto dei seri guai (oltre che perdere ingenti profitti ai quali erano abituati).
Nelle prime quattro nazioni il problema è stato risolto dai governi locali e vi spiegherò come. In Australia è stato affrontato e risolto dal Commonwealth in 36 ore tra il 28 e il 29 giugno del 2012, evitando una pericolosa crisi politica britannica venti giorni prima dell’inizio delle olimpiadi. In Spagna e in Italia (considerate ormai in tutto il mondo le due nazioni più conservatrici, più arrese, più arretrate dal punto di vista politico, completamente commissariate dai colossi finanziari) è stata scelta la linea colonialista, sapendo che in Italia e Spagna, in questo momento, è possibile fare tutto ciò che si vuole perché non esiste nessuna opposizione reale, avendo cancellato l’esercizio dell’informazione giornalistica.
Nessuno spiega chi è Alcoa, che cosa fanno, che cosa vogliono da noi, e perché se ne vanno via, dove, come, a fare che…….
Per leggere l’intero articolo vai al sito   Libero pensiero: la casa degli italiani esuli in patria

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Un commento

  • Ezio

    Quello che i Ma$$ media non ci dicono.. quella descritta nell’articolo è una storia che ha dell’irreale per non dire allucinante di come gli interessi della “guerra” spostino risorse, denaro e aziende.
    Quello che non riesco a capire è il perchè queste cose non sono denunciate dai sindacati e dalla sinistra che, in teoria, dovrebbero difendere il lavoro e le produzioni italiane.
    Alcoa, Ilva, Sulcis, ecc.. sono realtà dove i lavoratori sono chiamati a lottare per mendicare un lavoro, un nuovo padrone senza conoscere tutte le notizie riguardanti l’azienda per cui hanno lavorato o stanno lavorando.
    Questa è un’ulteriore umiliazione che viene inflitta al mondo del lavoro. Lasciati all’oscuro delle verità scomode come in Alcoa o come nel caso Ilva strumentalizzati da qualche sindacato complice (Fim Uilm) per sostenere il padrone che avvelena loro, i loro famigliari e l’intera città.
    Se la sinistra esiste, se il sindacato vuole riprendere credibilità e rappresentanza deve ripartire da qui. Dire tutte le verità, anche quelle scomode, e chiedere la nazionalizzazione di queste realtà per risanarle, per pcontinuare la produzione dandole in gestione ai lavoratori.
    Il resto è solo fumo…
    Infine la storia Alcoa dimostra che il problema non è il costo del lavoro o l’articolo 18 ma il costo del profitto e della guerra economica in corso.

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