La morte di Angelo non sia vana.
Ieri, dopo oltre 8 giorni di agonia è morto, all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, Angelo Di Carlo a causa delle gravi ustioni causate dal suo disperato gesto dello scorso 11 agosto quando si era dato fuoco davanti la Camera dei Deputati, in piazza Montecitorio.
54 anni di Roma ma residente da alcuni anni a Forlì, arrivò attorno all’una a piazza Montecitorio con un flacone di liquido infiammabile. Dopo esserselo versato addosso, si diede fuoco. Le fiamme avvolsero immediatamente il corpo dell’uomo che si lanciò verso l’ingresso della Camera dei Deputati.
Angelo Di Carlo era vedovo ed aveva perso il posto di lavoro. Nel suo zaino sono state ritrovate due lettere. Una era per il figlio. Gli lasciava 160 euro.
Una tragica morte quella di Angelo, la morte di un lavoratore disoccupato che si aggiunge alla lunga lista dei lavoratori morti sul lavoro ma che sui ma$$ media non trovano spazio.
Su questo blog abbiamo già denunciato lo strano silenzio attorno ai suicidi ed alle morti sul lavoro che, ad un tratto, sono sparite dalle prime pagine dei giornali ma non dalla tragica realtà di quanti, loro malgrado ne restano coinvolti e ci rimettono la vita.
Infatti, nonostante la crisi i morti sul lavoro superano le mille unità all’anno. Ogni giorno, domenica compresa 3 o più lavoratori escono di casa, salutano moglie e figli, e non tornano perché uccisi dalla sete di profitto.
Gli omicidi sul lavoro e per cause di lavoro sono una piaga sociale che la politica e le istituzioni tendono a minimizzare nascondendosi dietro la cosiddetta “fatalità”. Ma tutti noi sappiamo che non è così che i responsabili hanno un nome: Si chiama sfruttamento.
Noi vogliamo ricordare Angelo come un grande uomo che ha voluto denunciare, con un gesto che gli è costato la vita, la grande ipocrisia di questo governo e delle sue politiche.
La riforma Fornero, l’aumento dell’età pensionabile, la spending review, i taglio ai salari ed ai diritti avrà nel prossimo futuro effetti disastrosi sia sul versante sociale che sulle condizioni di lavoro.
Mentre il cittadino lavoratore sarà costretto a lavorare in condizioni insalubri e sempre più a rischio (vedasi Ilva di Taranto) e il cittadino disoccupato dovrà ridursi a mendicare un tozzo di pane presso qualche associazione di beneficenza.
Per questo, quando Napolitano dice che la spending review deve essere equilibrata, equa e socialmente sostenibile mi sento preso in giro. Infatti lui sa benissimo di aver nominato Monti per fare tutto il contrario: riforma delle pensioni, distruggere i diritti dei lavoratori, demolire il welfare per salvare le banche ed i poteri forti anche se questo causa recessione ed aggrava la crisi.
Purtroppo in questa situazione da ubriacatura da pensiero unico anche il più grande sindacato italiano, la Cgil, sembra annichilita e tutta chiusa nelle sue logiche interne sempre più lontane dalle esigenze di quanti vorrebbe rappresentare. La Camusso ha una grande responsabilità per aver condotto la Cgil sulla strada del silenzio e della rassegnazione.
Ezio Casagranda