La Leopolda di Renzi

leopoldaDopo la riforma del Senato, il jobs act, e le dichiarazioni della Leopolda viene naturale chiedersi chi è in realtà Renzi? La modernità o il nuovo ducetto del terzo millennio?
Se sabato Renzi ha fatto rispondere “l’esperto” di finanza Serra, alle modeste critiche che provenivano dalla piazza San Giovanni a Roma, oggi Renzi alla Leopolda ha chiarito cos’è il PD. Il PD è il partito della Confindustria che rivendica per i padroni la libertà di licenziare e proclama la fine del lavoro a tempo indeterminato e garantito.
Dalla Leopolda Renzi si propone come rappresentante dei padroni grandi e piccoli dell’industria e dei servizi, proclamandosi realizzatore della ripresa, ovviamente sacrificando la società e in primis la classe operaia, cancellando definitivamente le speranze dell’opposizione interna ormai resa impotente ed insignificante, la vicenda dell’articolo 18 lo dimostra.
Non solo, le dichiarazioni della Leopolda sono un sonoro schiaffo a quei lavoratori che a maggio, accecati dagli 80 euro, hanno dato fiducia a quello che sempre più si comporta come il nuovo ducetto di Firenze.
Il messaggio renziano è chiaro: solo se si garantiscono profitti ai padroni può riprendere l’economia, costi quel che costi si torchiano i lavoratori (abbracciando la teoria di mercato Marchionniana), i cittadini e tutto quello che si frappone al profitto, compreso i trattati TTIP che Renzi si guarda bene dal contestare.
Renzi oltre ad essere un cialtrone si manifesta oggi come rappresentante politico più accreditato dai padroni, il burattino nelle loro mani, il quale ha avuto la sfrontatezza di invocare contro l’articolo 18 la libertà dei licenziamenti, dando alle aziende la libertà di cacciare chi resiste, chi si oppone alle pesanti condizioni di lavoro, chi rivendica aumenti salariali. Il padrone sa quanto sia pericoloso per il suo ciclo di produzione alienante anche un solo operaio ribelle, anche un solo suddito che non accetta supinamente il volere del despota.
Con la legge di stabilità il cerchio si chiude. Quella che si chiama riduzione delle tasse è nient’altro che denaro fresco che dai redditi della società, passa alle aziende ed alla speculazione e saranno pagate dai cittadini attraverso l’aumento dei prezzi dei servizi, il blocco dei contratti e dei salari e quindi, come ha dichiarato Squinzi (rappresentante nazionale di Confindustria), i padroni realizzeranno il loro sogno di ottenere soldi dallo Stato per ripianare bilanci e licenziare operai anziani sostituendoli con operai giovani che godono di tre anni di esenzione contributiva, aumentando così i loro profitti sulla pelle dei lavoratori.
Il sindacato scaricato malamente da Renzi cerca di recuperare un ruolo ma non convince; a livello nazionale si grida contro le porcate governative mentre i suoi funzionari a livello territoriale firmano ogni schifezza proposta dalla politica e dai padroni.
Non possiamo dimenticare che le politiche di concertazione hanno generato molta rassegnazione ed oggi, mentre il Parlamento in nome della modernità decide sulla nostra pelle, il lavoro può essere solo sinonimo di schiavitù rinunciando a curarci, vivendo in quartieri che cadono a pezzi, in sostanza vivere nel fango e nella miseria, nella “merda” come direbbe la Lega Nord, complice di quanto sta succedendo.
Questa è la modernità della Leopolda, tagli allo stato sociale e finanziamenti alle imprese a prescindere dal ruolo sociale, se investono in Italia o delocalizzano, insomma, un grande regalo ai suoi padrini.
In questo senso lo sciopero del 24 ottobre è stato un momento importante di contestazione di questa politica classista e autoritaria in vista del prossimo appuntamento del 14 novembre per uno sciopero generalizzato capace di rilanciare il protagonismo dei lavoratori e dei movimenti per costruire non solo un grande movimento di lotta ma anche un sindacato di classe, indipendente da padroni e dai partiti di governo.

Ezio Casagranda

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