ITEA: Un bilancio sociale fallimentare

Itea: vende alloggi e riqualifica titolava oggi un giornale locale illustrando la presentazione del bilancio 2016 dell’Istituto di Edilizia Abitativa del Trentino che riposta un utile di 1,9 milioni di euro.
L’articolo illustra i dati economici che vorrebbero dimostrare la bontà dell’esercizio e della gestione privatistica dell’Istituto mentre è del tutto assente la politica sociale che dovrebbe essere il core business dell’istituto.
Unica nota infatti è quella degli investimenti, per la verità assai modesti, sulla riqualificazione mentre è assente ogni politica finalizzata a fornire una valida alternativa al privato per le esigenze abitative per il territorio e svolgere quel ruolo importante di calmierare il caro affitti.
Anzi, nessun riferimento all’aumento degli affitti effettuati in questi ultimi anni, che in alcuni casi sono triplicati con pensionati che pagano un affitto che sfiora il 30% della pensione ai quali vanno aggiunte spese condominiali e bollette varie e nessun accenno al ruolo svolto dall’Icef, ormai diventato il meccanismo con il quale si vuole nascondere il “bisogno casa” in Trentino.
Una lettura attenta del bilancio conferma infatti che ITEA ha confermato di essere il braccio operativo occulto di una politica provinciale che sulla casa ha sposato gli interessi della grande speculazione immobiliare a scapito del diritto all’abitare di migliaia di cittadini che la crisi ha reso poveri e/o indigenti.
Nessun riferimento, nessuna autocritica sul fatto che i “grandi obbiettivi” contenuti nell’accordo del 2005 di costruire / riutilizzare entro il 2016 i famosi 6.000 alloggi a canone moderato e canone sociale, (il prezzo politico della privatizzazione?) sono rimasti lettera morta, mentre i firmatari – sui quali cadono le responsabilità sociali, politiche ed etiche, di quella scelta – non sanno andare oltre agli auspici nel vano tentativo di far dimenticare le loro gravi responsabilità
Infatti non va dimenticato che quella scelta di sottoscrivere quel protocollo è stata effettuata da Cgil Csil e Uil provinciali con forti dissensi interni alle loro organizzazioni ed in netto contrasto con le associazioni degli inquilini ITEA messe a tacere nel nome di una rappresentanza che non avevano e che oggi hanno ancora meno.
Le cifre del bilancio non possono nascondere il fatto che dalla firma di quel nefasto protocollo, gli appartamenti e in alcuni casi interi stabili chiusi e sfitti sono aumentati mentre cresce il bisogno di case da parte dei cittadini ed in particolare delle giovani coppie.
Se si vuole andare oltre al bilancio economico e si vuole fare un bilancio sociale il giudizio non può che essere negativo per non dire fallimentare in quanto ITEA, come una qualsiasi società per azioni, ha anteposto e continua ad anteporre il profitto aziendale al bene comune e alle politiche sociali sull’abitare.
Le politiche economicistiche della società di edilizia abitativa, rispecchiano le politiche neoliberiste che sia a livello nazionale, che a livello locale che vanno nella direzione dello smantellamento dello stato sociale e della razionalizzazione dei diritti soggettivi, ovvero: il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto alla salute ed il diritto alla casa.
Non vorrei che da parte dei confederali e/o da parte di qualche economista alla Cerea difronte a questa situazione disastrosa dal punto di vista sociale uscisse con la proposta di creare un fondo apposito.
Dopo laborfonds e sanifonds non serve un casafonds.
Quello che serve è mettere in campo una lotta sociale per rivendicare una politica della casa che ponga al centro il “diritto all’abitare” come diritto fondamentale del cittadino.

p.USB Trentino
Ezio Casagranda

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