Il sergente della BCE

Provate ad indovinare chi ha detto questa frase: “I contenuti della lettera di Draghi e Trichet rappresentano la base su cui impostare politiche per far uscire l’Italia dalla crisi. E’ siderale la distanza tra quelle analisi e ciò che il governo ha concretamente fatto, o meglio non fatto in queste settimane. Qualunque governo … dovrà ripartire dai contenuti di quella lettera”
Pensate siano parole dette dalla Marcegaglia al convegno di Confindustria? O siete convinti che questa frase sia stata pronunciata da Marchionne nella sua ultima intervista? O pensate che sia la solita dichiarazione di Brunetta e Sacconi in risposta alle contestazione dei precari?
Se siete convinti che sia una loro dichiarazione vi sbagliate.
La frase è esattamente quanto dichiarato da Enrico Letta a commento della lettera scritta dalla BCE il 5 agosto scorso al Governo Italiano. Non contento di questa dichiarazione Letta si è detto d’accordo con il codidetto “manifesto delle della crescita” con cui la Confindustria di Emma Marcegaglia vuole scardinare questo governo. “.. è una svolta importante per la situazione di stallo che sta vivendo il paese”.
Siamo al paradosso. Nel mentre il governo si appresta a nominare il nuovo governatore della Banca d’Italia in base al luogo di nascita, Il vicesegretario del più grande partito di “opposizione” il PD, anziché contrastare la manovra di questo Governo, si fa paladino delle richieste della BCE rivendicando al suo partito una maggiore capacità di applicare, in Italia, le ricette liberiste suggerite nella lettera del 5 agosto.
Per Letta e per il PD non importa se le richieste del duo Draghi/Trichet riguardano la libertà di licenziamento, la liberalizzazione e privatizzazione di tutti i servizi locali ,servizio idrico compreso, in barba ai risultati dei referendum del giugno scorso. Non importa se richiedono di intervenire sull’età pensionabile, sulla riduzione degli stipendi e propongono la svendita del patrimonio pubblico. Non importa se i suggerimenti della BCE propongono di aumentare la macelleria sociale avviata con le manovre di luglio e di agosto. Quello che conta è apparire affidabili ai chi comanda in Europa e quindi meritarsi sul campo i gradi di sergente, togliendoli dalle spalline di Berlusconi.
Le dichiarazioni di Letta e la scelta del Pd, che insieme a Romano Prodi hanno fatto quadrato intorno alla Bce e dunque intorno a Draghi, pongono qualche problema a quanti ,a sinistra pensano ad una collaborazione con il Pd per creare un’alternativa a Berlusconi.
L’assemblea odierna a Roma dei promotori dell’appello “dobbiamo fermarli. noi il debito non lo paghiamo” assume, assieme alle altre iniziative in vista dell’appuntamento europeo del 15 ottobre, una grande importanza per fare chiarezza su come costruire le basi sociali e politiche di una vera alternativa al liberismo.
La storia della Grecia dimostra che le proposte della BCE, non solo sono inique, ma anche fallimentari e quindi oggi dobbiamo rivendicare, oltre alla cacciata di Berlusconi, politiche alternative alle politiche monetariste propugnate ed imposte all’Europa da banchieri e speculatori di ogni genere.
La gravità della crisi non ci permette di delegare ad altri il compito che spetta ad ognuno di noi. Quello di essere protagonisti e partecipi del nostro futuro.

Ezio Casagranda

1 ottobre 2011

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