Il diritto alla casa

itea2Le notizia relative al nuovo “pasticcio” Itea mi hanno sollecitato alcune riflessioni. Innanzitutto credo che vada ribadito con forza che la casa è un bene e un diritto primario della persona. Purtroppo, per molte persone strozzate dai mutui o che pagano affitti sul libero mercato certo non è così e la grandissima parte dei salari, normalmente oltre la metà, finisce nel buco senza fondo di questo diritto troppo spesso negato.
Il criterio di equità che è sotteso alla definizione di questo diritto dovrebbe prevedere che un affitto mensile non superi il 30% delle risorse finanziarie di una persona o di una famiglia, posto che oltre che abitare, avere un tetto sulla testa, si dovrebbe anche vivere: mangiare, vestirsi, mandare i figli a scuola, muoversi. Sport e cultura ormai per molte famiglie sono diventate un miraggio. Perciò si dovrebbero applicare anche al tema della casa i criteri della sostenibilità sociale. Accrescere l’offerta, da parte dell’ente pubblico, di alloggi a canoni moderati e agevolati per venire incontro alle necessità abitative di tutti coloro che sono nell’impossibilità economica di rivolgersi al mercato immobiliare privato diventa perciò una priorità.
Così come pianificare e sviluppare nuove modalità abitative, riqualificare il patrimonio pubblico secondo le indicazioni dei Regolamenti provinciali e comunali sull’edilizia sostenibile, prima di ricorrere a nuove lottizzazioni e a nuovo consumo di territorio: restituendo così alla collettività beni dismessi o degradati. Troppo spesso assistiamo alla scarsa propensione nel garantire opportuna infra-strutturazione, viabilità, mobilità sostenibile e servizi ai nuovi insediamenti. Non ci si è ancora avviati, sia a Trento che a livello provinciale, alla definizione di una città, o cittadina o paese, compatta e non ramificata sul territorio, con costi per le amministrazioni e difficoltà crescenti per i cittadini.
La sostenibilità ambientale ci dice di diminuire i consumi energetici e di favorire la realizzazione di Piani Casa che consentano un’impronta ambientale sempre più leggera sul territorio e sull’ambiente. Perciò vanno sostenute, anche nel privato, opportune azioni di sensibilizzazione, informazione e incentivi, propedeutici a interventi migliorativi in tema di coibentazione degli edifici, raffreddamento/riscaldamento, sostituzione delle caldaie, installazione di pannelli fotovoltaici e per il solare termico.
Ci vuole più coraggio e decisione da parte degli Enti Pubblici preposti, snellezza burocratica, leggi chiare, per incentivare il ricorso alle energie rinnovabili, attingendo al patrimonio naturale sempre disponibile di acqua, terra, sole, vento. Un altro tema sensibile è quello dell’informazione precisa e dettagliata da fornire ai cittadini sugli incentivi nazionali e provinciali tesi ad una riconversione energetica delle abitazioni private, che consenta opportuni risparmi e una migliore qualità dell’aria. Va inoltre favorita, a fronte di una scarsa salubrità e dell’inquinamento atmosferico, la presenza di verde pertinenziale, sia nel pubblico che nel privato, così come spazi condivisi per la socialità e dove i bambini possano ritrovarsi e giocare in sicurezza.
Vanno previsti luoghi decorosi ed efficienti per la raccolta differenziata dei rifiuti. Affrontare compiutamente il tema della casa, significa anche accogliere e sostenere le iniziative dei privati che trovano forme associative aperte al territorio, come i “condomini solidali”, presidio di buone pratiche a sostegno delle politiche sociali di quartiere e delle persone in difficoltà.
Il nuovo “pasticcio” Itea, che riserva spesso sorprese, quasi sempre sgradite, ai propri affittuari, mette in luce una serie di carenze sia di comunicazione agli utenti, sia di superficialità ogni volta che si dà per scontato che le famiglie possano far fronte da un giorno all’altro a richieste anche pesanti sul piano economico; applicando leggi, ancorché retroattive, poco chiare, pasticciate, appunto. In tempo di crisi è necessario prestare molta attenzione a queste situazioni, dal momento che le statistiche ci raccontano di difficoltà, miserie, umiliazioni diffuse dovute alla perdita del lavoro, alla precarietà e a salari che, anche quando ci sono, non sono più adeguati al costo della vita e alla perdita del valore d’acquisto che si fa di anno in anno più pesante.
Ora l’Itea ci dice che questa nuova “cassa” sia una sorta di routine della quale non ci si deve meravigliare, a traino degli effetti della riforma Dalmaso. Una rateizzazione del conguaglio con l’entrata a regime del calcolo di canone che metterà sullo stesso piano tutti i diecimila utenti, di prima e dopo il 2008, rendendo omogenei gli affitti. Gli inquilini, a ragione, si lamentano della scarsa o nulla informazione, non capiscono le ragioni degli aumenti né i calcoli fatti secondo i parametri ICEF, comprensivi anche dei risparmi di una vita, molto spesso liquidazioni preservate per i tempi difficili o per aiutare figli e nipoti.
Questi nuovi introiti serviranno a rimpinguare le casse dell’Itea e saranno reinvestiti, ci dicono, per migliorare la condizione abitativa di tutti gli aventi diritto. Speriamo! Di certo sappiamo che ci sono molti alloggi Itea inutilizzati per lungo tempo a fronte di richieste pressanti, sappiamo che si deve intervenire sulla sicurezza e sulla vivibilità, garantendo innovazioni progettuali e tecnologiche. Sappiamo che i ceti medi in palese difficoltà sono ormai tagliati fuori e troppo spesso solo fasce di emarginazione e povertà estrema popolano queste case, ghettizzando e svilendo quella che era la funzione originaria degli alloggi pubblici. Non dimentichiamo mai che in questo momento nel nostro amato paese il 10% delle persone possiede il 50% delle ricchezze, mentre il rimanente 90% si arrabatta più o meno penosamente.
Non diamo perciò niente per scontato e cerchiamo di agire con criteri di equità perché, come diceva Don Milani, non si può dividere in parti uguali tra disuguali. L’auspicio è che l’Itea non sia più una S.p.A, come è stata trasformata con l’infausta Riforma del 2005, ma ridiventi completamente pubblica. Non si fanno profitti sui diritti primari, si danno risposte, giuste possibilmente.

Lucia Coppola
consigliere comunale Verde a Trento

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