Fondazione Mach e diritti delle lavoratrici

Quanto avviene attorno al rinnovo dell’appalto nel settore delle pulizie alla Fondazione Mach di San Michele rappresenta uno dei tanti esempi di come un sistema di appalto senza regole, in mancanza di un contratto provinciale, possa essere usato dalle imprese per peggiorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nell’appalto.
Ma non solo, alla Fondazione Mach, con la complicità della Fisascat Sgb dell’Alto Adige e dalla Uiltrasporti Uil di Trento la General Service ha imposto alle lavoratrici una riduzione delle ore contrattuali nonostante l’aumento del monte ore complessivo dell’appalto con un doppio vantaggio: aumentare l’intensità della prestazione lavorativa (sfruttamento) e la parcellizzazione del lavoro (poche ore per più persone) con la conseguente aumento della già alta precarizzazione del lavoro presente in questo settore.
Bene quindi fa la Filcams Cgil a battersi per ripristinare non solo i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sfregiati da un accordo sindacale vergognoso, ma anche per dare corretta applicazione alla normativa contrattuale.
Infatti l’accordo firmato fra la General Service, con Uiltrasporti di Trento e Fisascat Cisl dell’Alto Adige qualifica il cambio di appalto come tipo B) (minori superfici da pulire) e quindi in base al contratto nazionale l’azienda subentrante può ridurre le ore dei dipendenti assunti.
Sorge spontanea una domanda. Ma questi sindacati al momento della discussione con l’azienda chi rappresentavano? I lavoratori o qualche loro interesse di particolare??
Purtroppo le norme contrattuali nazionali hanno le maglie ancora troppo larghe per permettere una tutela reale dei lavoratori del settore e quindi permettono accordo come questo della Mach.
Per colmare questa lacuna serve, come rivendicano i sindacati, un contratto provinciale che oltre a dare risposte sul versante del salario (queste lavoratrici percepiscono 6/7 euro lordi all’ora e spesso il tempo per recarsi nei diversi appalti non è retribuita) le normative, dalle ferie ai permessi ma in modo particolare per dare regole precise e vincolanti (sia per l’azienda uscente che per quella entrante) nei cambi di appalto tali da garantire i diritti di chi lavoro senza subire la riduzione dei diritti ad ogni cambio di appalto.
Si tratta di definire il contratto di riferimento, il monte ore vincolante per garantire qualità al servizio, procedure per l’ammissione delle aziende concorrenti, In sintesi norme che da un lato siano di garanzia per i diritti dei lavoratori e dall’altra evitino forme di concorrenza sleale fra le varie aziende.
Infine due brevi considerazioni su questa vicenda: la prima riguarda la Fondazione Mach che, in quanto fruisce di contributi pubblici dovrebbe essere più attenta al rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che – anche se in appalto – operano all’interno della sua azienda. Per questo ci aspettiamo che richiami la General Service per rifare l’accordo sindacale in modo da tutelare le lavoratrici dando così seguito alle dichiarazioni pubbliche fatte dai suoi dirigenti.
La seconda concerne l’autonomia trentina. Da anni, il sindacato chiede un intervento forte della Giunta provinciale al fine di arrivare ad un accordo provinciale del settore in grado di dare mettere in campo quelle regole e norme sopra richiamate. Purtroppo anche lo sciopero del marzo scorso non è riuscito a scalfire quel muro di gomma che è la giunta provinciale quando si tratta di attivarsi per difendere diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Lo si è visto con il settore delle pulizie, lo dimostrano le scelte fatte dai comuni di Rovereto e di Trento che in nome della spending review hanno tagliato diritti e salario delle lavoratrici delle pulizie.
Purtroppo l’autonomia e le sue risorse da anni sono usate per tutelare i profitti dei soliti noti, dei poteri forti e delle lobbie speculative e finanziarie anziché venire usate per migliorare le condizioni dei lavoratori, porre le basi per un modello di welfare pubblico e gratuito e un modello produttivo rispettoso del territorio e delle sue tradizioni.
Ezio Casagranda

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Un commento

  • luciano

    Non posso che condividere tutto,e in tutto,quello che dici,forse un ulteriore passaggio potrebbe essere mettere nome e cognome di quelli che tu definisci poteri forti collegati a interessi particolari e/o viceversa non cambia molto.Forse ,chi se lo puo’ permettere potrebbe e dovrebbe fare nomi e cognomi e “attaccare” alle proprie responsabilita chi sappiamo benissimo che ne ha e di primaria importanza!!!

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