8 Marzo: Tutti contro lo sciopero. Viva lo sciopero!

Come si misura la riuscita di uno sciopero generale? Dai dati, certo, e anche dalla capacità di rendere visibile il blocco della produzione dei servizi, dei trasporti, delle merci; e poi dalla partecipazione alle mobilitazioni, ai numeri e ai contenuti delle piazze.
Se questi sono i parametri lo sciopero generale dell’8 marzo è stato un vero successo, al quale siamo orgogliosi di aver contribuito, nonostante una legge repressiva e antidemocratica sui sevizi pubblici essenziali lo renda praticamente inesigibile come diritto costituzionale individuale per molti lavoratori e lavoratrici dei servizi.
Dai dati disponibili il blocco in alcune parti d’Italia ha raggiunto punte sorprendenti (scuola, sanità, commercio, trasporti) e le piazze da nord a sud, in Italia e nel mondo, hanno straripato dalla mattina alla tarda sera per dire basta alla violenza sulle donne, comunque sia declinata: dalle discriminazioni di genere alle molestie nei luoghi di lavoro, dai femminicidi alle discriminazioni salariali, alla precarietà. Per il diritto la lavoro e la difesa del welfare.
Ma di tutto questo, di un evento che ha visto la partecipazione di 54 paesi, sui media non c’è traccia.
Di più. Tanti “illustri” giornalisti e tutti quei “sindacati” che lo sciopero non solo non lo hanno proclamato ma che hanno pure provato a boicottarlo sui posti di lavoro, ci spiegano con piglio paternalista quanto sia stato inappropriato l’utilizzo di questo strumento al di fuori della più stretta vertenzialità sindacale.
Non ci stupisce, perché sappiamo da tempo – e con noi sempre più lavoratori ne prendono coscienza – quanto la rinuncia a prendere parola sulla necessità di trasformazione della società, a cominciare dalle condizioni di vita e di lavoro (nella migliore tradizione del movimento operaio), li abbia portati da un’ottica di mera riduzione del danno alla complicità con le scelte padronali e governative. Senza contare che le piazze dell’8 marzo sono state piene della rivendicazione di diritti, salario/reddito, dignità.
Tra le tante dichiarazioni brilla per stupidità la dichiarazione della ministra, ex Cgil, dell’istruzione, che si dissocia perché ritiene il tema della violenza di genere troppo “profondo e serio” per essere affidato ad uno sciopero generale. Meglio il silenzio, evidentemente.
Come si misura la riuscita di uno sciopero generale, quindi? Dai dati e dalle piazze come dicevamo ma anche da quanto rosicano padroni e sindacati complici … e allora si, lo sciopero dell’8 marzo è stato davvero un successo!
Usb Nazionale

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